DEDICATA A WALTER BRAGAGNOLO

08.05.2018

Pochi istanti dopo la conclusione dell'ultima partita del campionato di serie D, quando è arrivata la notizia che il Como aveva pareggiato e che quindi, di conseguenza, il Gozzano aveva vinto e si era guadagnato la possibilità di salire in serie C, il mio pensiero è andato a lui, al mio maestro: Walter Bragagnolo. 

La vittoria di un campionato così difficile è un evento che non capita tutti i giorni e quindi le dediche è evidente possano essere più d'una. Ci sono state persone che mi hanno accompagnato nel mio lungo percorso di calcio e di vita e che se ne sono andate troppo presto. Penso a Claudio Tonetti, mio vice-presidente a Mezzocorona, Alfiero Peo Zerpelloni, che mi aveva voluto al Sona Mazza, Paolo Foroni, vero artefice del mio arrivo a Poggio Rusco. Amici che non sono più qui, ma rimarranno dentro di me per sempre e in questi ultimi mesi più volte si sono fatti vivi nei miei pensieri per qualche suggerimento prezioso. 

La scomparsa del prof. Bragagnolo è però la più recente ed è a lui che voglio dedicare questo successo. Troppe le ore passate assieme, le chiacchierate e discussioni sui metodi di allenamento, i caffè bevuti e i giornali sfogliati per non rendergli onore in queste ore. 

Mi sono rimasti dei libri che mi aveva prestato,  e i libri andrebbero sempre restituiti... Sua è stata l'idea del titolo della mia tesi di diploma all'Isef "Ascientificità della teoria ufficiale dell'allenamento sportivo", un vero e proprio attacco al dualismo cartesiano che sta alla base dei testi di Matveiev e Zachiorscky e alla periodizzazione di stampo sovietico del processo di allenamento, sua la mano che l'ha modificata per farla diventare, una anno dopo, testo apprezzato da molti allenatori e pubblicato da Calzetti e Mariucci (Ritorno alla Prassi). L'altro lavoro invece, quel "Dentro il Gioco" che ha vinto il premio letterario del Coni nel 2005 lo abbiamo veramente scritto a quattro mani (rivisto e completato poi da Paolo Romagnoli), fianco a fianco, nell'ufficio del secondo piano della sede dell'Isef, tra sigarette e risate, momenti seri e pause caffè. E poi ci sono state le lezioni alle guide alpine, le giornate intere trascorse a Bormio o a Arco. Lo avevo rivisto l'estate scorsa e si era parlato ancora una volta delle nostre cose: l'importanza delle correzioni gestuali, del lavoro situazionale nell'allenamento. 

"Se femo un cafè?" "Va bene, prof. Passo a prenderla..." "Ma no, ci vediamo al solito bar".

"Sei il mio ultimo allievo" mi aveva detto, facendomi i complimenti per aver scelto Gozzano e spronandomi a non accontentarmi mai. 

"E tu sei il mio più grande maestro" gli rispondo io ora, dal cuore. E ci sarà sempre un po' di lui nel Marco Gaburro allenatore.