A PROPOSITO DI CORONAVIRUS
Due premesse.
- Esiste un'enorme differenza tra un'opinione e un fatto
- L'essere umano dovrebbe, con la sua intelligenza, essere in grado di prevenire e non soltanto di curare, almeno quando può.
Perché lo scrivo? Perché bisogna avere il coraggio e la lucidità in un momento così confuso di capire che due settimane rappresentano un'eternità e che, se era comprensibile avere "opinioni diverse" il 10, il 15 o il 25 febbraio non è più possibile averne adesso. Eviterei il processo alle opinioni in questa fase. Chi non ha sottovalutato il problema, a suo tempo? Chi non ha fatto ironia? Lo hanno fatto quasi tutti, e lo stanno facendo tutt'ora nel resto d'Europa nonostante l'esempio dell'Italia sia in teoria lì a parlare da solo. Ma non c'è cieco più cieco di chi non vuol vedere... In questo momento bisogna avere l'onestà intellettuale di accettare i numeri e capirli, senza barricarsi dietro a posizioni di principio che, me lo si permetta, fanno un poco ridere. L'essere umano dovrebbe riuscire a prevedere, ma quell'intelligenza così decantata non pare essere così diffusa, e in un momento di crisi questo sta balzando all'occhio più che in altri. Cosa vuol dire prevenire? Se la Cina è distante e abbiamo riso un po' tutti quando li vedevamo con le mascherine girare per strada, Alzano Lombardo, Nembro, Seriate non sono poi così distanti. Io ci ho abitato sette anni in quelle zone e conosco quindi, fortunatamente, molte persone che vi abitano, ma nell'era di internet e dei telefonini non è possibile considerare la bergamasca come zona "distante" da Verona, da dove scrivo, ad esempio, per non allontanarsi e scendere in centro e sud Italia. Quei numeri ci dovrebbero dire una cosa molto semplice: se la gente non sta in casa sarà una carneficina. Quindi quell'intelligenza presunta è il caso di iniziare ad usarla...
Ora: ci sono due aspetti che mi vengono alla mente per primi nello sviluppo del discorso. I numeri in questo momento sono raccontati "male" e la stessa comunità scientifica con l'identificazione del nome da dare al virus non ha aiutato il cittadino medio a capire. Partiamo da qui: cosa vuol dire covid-19? La realtà è che anche molti medici e virologi non si aspettavano tutto questo (basta riascoltare le loro interviste di metà febbraio) e infatti hanno usato un termine tecnico. E da lì al " è poco più di un influenza il passaggio è stato breve". Solo adesso, dopo l'esperienza di campo, sono i medici dagli ospedali i primi a dirti che dell'influenza questo virus non ha quasi nulla e che il modo con il quale attacca i polmoni, di punto in bianco, è devastante e letale in un modo in cui nessuna influenza riuscirebbe mai a fare. Ecco, allora basta con sto termine del piffero. Chiamatelo Squalo-Virus, Medusa-Virus o che cavolo ne so. La gente deve capire che è una cosa nuova e diversa da tutto il resto, che si propaga più velocemente di tutto il resto e che se infetta tutti contemporaneamente il tasso di mortalità aumenta semplicemente perché negli ospedali non si può più assistere ogni singolo paziente in modo che trovi il tempo e le forze per batterlo. Poi: cosa vuol dire numeri della Lombardia, o del Veneto? Questo è fuorviante e vi spiego perché: i numeri che andrebbero dati in questo momento, per far capire in parte davvero la situazione, dovrebbero essere Comunali. Nembro, Alzano Lombardo... eccetera. Si tratta di comuni dove si è sviluppato un focolaio (sembra prima ancora di Codogno) e la gente, ignara, ha continuato con la vita di sempre. Ecco quei numeri vanno dati per far capire cosa accade se non si sta in casa. 15 morti in quindici giorni in un comune di dodicimila abitanti, celle mortuarie colme, chiese piene di salme (a Bergamo), funerali a raffica senza parenti e i medici che ti dicono "ancora non vediamo la luce". Gente di sessanta, settant'anni, non solo moribondi. Questo sta accadendo a cento, duecento km da casa nostra, non in Cina. Ecco perché rabbrividisco quando vedo gente dire ancora, e ripeto ancora, perché un mese fa lo si diceva in molti, che è un complotto, che il virus non esiste o cose del genere. Perché vuol dire semplicemente non considerare i fatti.
Detto questo, ne usciremo? Certo, ma non si può prevedere ora nè quando, nè soprattutto come. Non seguo molto la politica ma l'opportunismo mi fa un po' schifo, e i commenti semplicistici anche. Chi dice ora chiudiamo tutto dall'opposizione (non mi interessa se un mese fa diceva usciamo e non danneggiamo l'economia, non è quello il punto) lo fa da una posizione che non prevede responsabilità. La realtà è che in questi giorni ci stiamo scontrando con gli aspetti più negativi della nostra beneamata democrazia, della nostra libertà, del nostro ovattato sistema economico e del nostro benessere. Cosa vuol dire "chiudete tutto"? Urlato ai quattro venti? Pensate sia possibile? In Cina è possibile, in Europa forse no ed è per questo che avremo molti più morti e ne usciremo molto peggio. Sto leggendo i commenti più svariati, anche dei commercianti, dei piccoli imprenditori, degli operai. Sorvolerei con quelli dei membri del mondo dello spettacolo o dello sport professionistico, che a parte qualche eccezione sono intrisi di ipocrisia (bisogna stare a casa senza stipendio per capire la gente, altrimenti è troppo facile e mi ci metto dentro anch'io ovviamente, infatti evito certe dichiarazioni che mi sembrano come minimo irrispettose). Ebbene, in quei commenti mi pare di capire che la gente viva in un mondo proprio e che davvero non sappia dove vive e perché ha determinati diritti oltre che qualche dovere.
- Quella gente pensa che i soldi lo stato li stampi e li distribuisca così? Non pensate che se potesse il governo avrebbe già chiuso fabbriche e tutto il resto? Non è così, nel mondo occidentale, a costo di fare delle vittime (l'atteggiamento della Germania che sta tirando in là il più possibile o dell'Inghilterra che se ne frega non potendosi forse permettere uno stallo in tempi di Brexit dovrebbero farci riflettere, non soltanto urlare che sono degli incoscienti pensando che le soluzioni siano sempre così semplici.
- Cosa vuol dire "se non chiudono le fabbriche che senso ha chiudere il bar?, o tutti o nessuno?". Mi pare davvero un ragionamento da bifolchi. Si cerca di chiudere quello che si può chiudere a livello di sistema e soprattutto i luoghi dove ci possono essere più assembramenti. Ma è il cittadino e la sua intelligenza che devono prevalere sui decreti.
- Pensate che se l'Europa si fermasse come la Cina, ne uscirebbe come la Cina? Ne uscirebbe seppellita, e allora dite pure ciao ai vostri risparmi, alle garanzie e ai diritti. Se gli stati stanno tergiversando lo fanno per quello, non perché si stanno divertendo a riempire gli stadi e a fregarsene.
Tutto questo non vuol dire che chi può non debba stare a casa. Anzi, dopo aver toccato questi temi mi chiedo come faccia uno sano di mente a fregarsene e uscire. Davvero.
Se c'è un punto sul quale sono curioso di avere riscontri in futuro è quello dei portatori sani. E' vero che qualcuno lo dice già, ma al momento ci sono teorie contrastanti. Io personalmente credo che i portatori sani siano molti (non son un virologo e me ne guardo bene, commento soltanto i numeri) il che chiariamoci non è un bene. La velocità del contagio si spiega solo con i portatori sani molto elevati il che vuol dire che le statistiche sulla mortalità adesso vanno lasciate perdere (non si fanno più tamponi, quindi i contagiati poco sintomatici ora come ora manco risultano malati) e nessuno può considerarsi al sicuro.
Se la comunità scientifica dice che bisogna stare a casa all'unanimità, in questo momento dobbiamo farlo e chi purtroppo è costretto a uscire per lavoro deve avere l'accortezza di stare distante dagli altri, anche famigliari, specie se anziani.
Per quanto? Due settimane, tre? Ora nessuno può dirlo, ma sia chiaro che:
- I discorsi sul picco fanno ridere, perché ogni focolaio ha il suo picco e l'Europa non è la Cina. Se la Lombardia ne uscirà non sarà contemporaneamente al Veneto e men che meno al resto d'Italia.
- La Cina ha bloccato tutto a mille km da Huang. Vi pare che qui si stia facendo, che sia possibile? Mille km a sud di Bergamo sono in Calabria, e da qualche giorno si sta in casa (solo da qualche giorno). Vuol dire che il virus si è comunque propagato in Italia e deve essere rallentato stando in casa sennò Roma, Napoli o Palermo diventeranno uguali a Bergamo ma tra quindici, venti, trenta giorni... Ma a nord di Bergamo, dove si arriva? In Germania? In Francia? Il virus, aimè, non ha confini, non gliene frega un cazzo se uno parla una lingua diversa.
La mia visione, me ne rendo conto, in questo momento è catastrofistica. Però in questo momento non può che essere questa. Poi magari i cinesi arrivati in Italia ci aiuteranno in poco tempo a trovare una soluzione, poi magari il farmaco per l'artrite reumatoide si rivelerà miracoloso e le nostre sale rianimazione si svuoteranno, poi magari arriverà il vaccino (aspetto al varco i no-vax). Ok, lo speriamo ovviamente, ma adesso come adesso non possiamo che stare a casa.
Chiudo con un'altra riflessione. Non dobbiamo stupirci se c'è confusione a livello comunicativo, se i politici non sanno che pesci pigliare, se la gente tende a non capire. Credo sia stato così in tutti i grandi momenti di crisi della storia. Se ci si rileggono i Promessi Sposi si capisce come molti atteggiamenti del popolo descritti magnificamente da Manzoni in occasione di quella Peste siano esattamente quelli che critichiamo oggi. Se si vanno a leggere i giornali del pre-Prima guerra mondiale, in pochi coglievano davvero il pericolo. E' umano. Adesso, però, bisogna darsi una sveglia, tutti. Poi si ripenserà a ripartire, ma non credo che durante la seconda guerra mondiale la gente pensasse al boom economico mentre stava sotto i bombardamenti. In quel momento pensava a salvare la pellaccia.